Infografica. Il rischio in 14 settori di attività nel mondo
Il rischio in 14 settori di attività nel mondo
Il rischio in 14 settori di attività nel mondo
160 paesi sotto la lente di ingrandimento
Stiamo assistendo a un cambiamento nel modello economico cinese. Quali paesi asiatici saranno le prime vittime in caso di forte declino? Quali invece saranno le più immuni?
Emergenti grandi e piccoli incontrano forti turbolenze
Sebbene la crescita mondiale continua a migliorare, il ritmo non supererà il 3% per il quarto anno consecutivo. Le economie avanzate vanno nettamente meglio: nel secondo trimestre l’attività è cresciuta molto negli Stati Uniti (previsione di crescita del 2,5% nel 2015), grazie sia ai consumi che agli investimenti; prosegue graduale la ripresa dell’attività nella zona euro (1,5%).
I paesi emergenti (previsione di crescita del 3,5% nel 2015, del 4,2% nel 2016) evolvono in un contesto offuscato dalla debolezza dei prezzi delle materie prime e dal deprezzamento dei tassi di cambio rispetto al dollaro.
La Cina sta cercando di ritrovare la strada per una crescita più sana e duratura ma non senza conseguenze per la sua economia e quella dei paesi vicini. Secondo le stime di Coface, la crescita non dovrebbe superare il 6,7% nel 2015 e il 6,2% nel 2016, rispetto al 13,4% nel periodo 2006-2007. Ciò deriva soprattutto dalla fine del processo di ripresa tecnologico e di capitale: numerosi settori d’attività risentono dell’elevata sovraccapacità e dell’indebitamento delle imprese, penalizzando così gli investimenti. Si assiste quindi a un cambiamento del modello economico cinese.
Ad oggi i paesi del CCG possiedono il 30% delle riserve effettive di petrolio a livello mondiale, con l’Arabia Saudita in testa (15,7%), seguita dal Kuwait (6%) e dagli Emirati Arabi Uniti (UAE) (5,8%). Insieme questi paesi hanno prodotto, nel 2014, 28.6 milioni di barili al giorno, l’equivalente del 32,3% della produzione totale nel mondo. Tutti i paesi risentono del calo dei prezzi del petrolio ma non ne sono colpiti alla stessa maniera. Oman e Bahrain sono i più colpiti, mentre Arabia Saudita, UAE, Kuwait e Qatar ne risentono in misura inferiore.
Le economie più resilienti beneficiano di fondamentali macroeconomici forti, come una migliore diversificazione, ammortizzatori finanziari stabili e una maggiore integrazione con il commercio mondiale. In questi mercati, lo sviluppo delle industrie manifatturiere e dei servizi mostrano una minore dipendenza dai ricavi provenienti dal petrolio.